lunedì 10 dicembre 2007

Subprime. Il piano Bush

Tutti ormai sappiamo qualcosa della cosiddetta "crisi dei subprime" negli USA. E soprattutto sappiamo, o cerchiamo di capire, che tipo di effetti ha, o avrà, sull'economia europea e italiana in particolare.
Vediamo però cosa si sta cercando di fare per arginare questo fenomeno che rischia di innescare una serie di problemi molto più gravi ed immediati.
E' stato annunciato in pompa magna il piano che l'amministrazione Bush ha preparato per aiutare le famiglie in difficoltà con il pagamento di questo tipo di mutui. Una prima "stranezza" la si nota subito esaminando nei dettagli ciò che si vuole fare, e cioé, che l'intervento del Governo non interferisce in nessun modo con le regole di mercato.
Si tratta in sostanza solo di una serie di parametri per facilitare la rinegoziazione dei mutui a rischio di default.
Ma cosa è successo per arrivare a questa situazione? Nel periodo di euforia del mercato immobiliare USA, alcune famiglie acquistarono case troppo costose per il loro livello di reddito, facilitate dalla politica permissiva dei creditori, e dal basso livello dei tassi dei mutui subprime. Tassi, però, d'ingresso!
Quello che non era stato o messo in preventivo o in qualche modo sottostimato, era che nel prossimo anno e mezzo ci sarà un aumento del tasso di questi mutui, previsto dal contratto. Ma ulteriormente gravato dagli aumenti dei tassi dovuti all'appensantirsti del costo del denaro. A rischio ci sono circa 1,8 milioni di mutui di questo tipo.
C'è da dire che le banche non hanno molte possibilità d'intervento, perché se si riprendono la casa, finiscono per perderci un 40/50% del valore, ma se riducono il costo del mutuo, facilitandone il pagamento da parte del debitore, perdono solo sul differenziale del tasso applicato rispetto a quello precedente.
La Casa Bianca intende proprio normare questo tipo di operazione. E prevede che se il debitore non è indietro nei pagamenti oltre i sei mesi, scatta un congelamento dei tassi per cinque anni, previo consenso del creditore, però.
Allora, il senso dov'è? Se la Banca acconsente, probabilmente lo avrebbe già fatto proponendo la rinegoziazione al debitore. E se fosse una mossa elettorale? Con il numero di famiglie in gioco...
Se pensiamo che Hillary Clinton ha assunto in campagna elettorale un tono molto più aggressivo, arrivando ad incolpare il mondo della finanza di aver indotto la gente ad indebitarsi in maniera eccessiva (e non ha tutti i torti) e prevedendo il blocco totale degli sfratti e un fondo di due miliardi di dollari per aiutare le famiglie più in crisi.
Bush è sempre stato, da buon repubblicano, contrario ad interferire nel mercato, ed in effetti non lo fa nemmeno con questa operazione, ma quantomeno dà l'impressione di farlo, e quindi chi pensa male...
E' ovvio che nel mercato gli errori si pagano, quindi devono pagare coloro che hanno permesso questi livelli di indebitamento, e coloro che sono stati avventati nell'indebitarsi. Il problema è che sarebbero in troppi a dover pagare! Ed allora, in questi casi, si tende ad intervenire sulle regole. Ed è quello che probabilmente si farà, sia che le prossime elezioni vengano vinte da un democratico che da un repubblicano.

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